Il ricordo di chi a Napoli ha vissuto “La favola più bella”.
Martedì 10 maggio 2016 sembra un giorno qualunque. Le scuole aperte. I negozianti che alzano le saracinesche. Chi va a lavoro e chi a casa, tra una spolverata e un fornello acceso, canticchia la canzone che trasmette la radio.
Appunto, sembra un giorno qualunque. Per i napoletani invece non lo è. La memoria corre veloce indietro di 29 anni, al 10 maggio 1987 la data scelta dal calcio per scrivere “La favola più bella”.
Alle 17:47 di quella indimenticabile domenica il Napoli vinse il suo primo scudetto, atteso sessanta lunghi anni. A gridarlo all’Italia intera furono la storica voce di Enrico Ameri alla radio e il mitico Giampiero Galeazzi in TV, quando la Rai era l’indiscussa narratrice degli eventi pallonari e le partite si giocavano tutte alla stessa ora e solo di domenica.
I ricordi più commoventi sono dei tifosi più avanti negli anni. Divisi tra le panchine dei giardinetti e i circoli ricreativi, tra una briscola e una pagina di giornale, ricordano le delusioni per i sogni infranti quando, con il Napoli giocavano Jeppson e Vinicio, Pesaola e Zoff, Altafini e Sivori, Savoldi e Krol. Per loro ricordare l’emozione vissuta quel 10 maggio è doppia, anzi tripla. Non ci speravano più di vedere uno scudetto cucito sulla maglia azzurra del Napoli. Per questo diventa naturale giustificare i lacrimoni di commozione in quegli occhi pieni di saggezza.
Per i tifosi più giovani (ma non troppo) il ricordo di quella settimana di gradevole passione, ripercorre le strade imbandierate, le maratone televisive sulle reti locali, il giro della città durante il veglione del sabato della vigilia. Tappe obbligatorie il centro Paradiso e lo stadio San Paolo, diventati luoghi da venerare in nome di una fede sportiva.
Poi la domenica della festa. Stadio pieno già dalle 11 del mattino (l’inizio della partita era ore 16:00) tutto azzurro e assordante per il suono delle trombe. Gli enormi bandieroni delle curve e l’ingresso delle squadre in campo, diedero il via alla festa chiusa da “Oj vita Oj vita mia” che finalmente festeggiava un tricolore e non una semplice vittoria sulla Juventus.
La gioia per uno scudetto è indescrivibile, soprattutto quando si ama una squadra che non ha una bacheca proprio piena di trofei. Chi oggi ha trent’anni e anche meno, una gioia del genere non l’ha mai assaporata. Bisogna assolutamente trasformare anche il loro sogno in realtà, come fece all’epoca Ferlaino. Invece per chi orgogliosamente può dire “Io c’ero”, è arrivato il momento di vivere una nuova favola da ricordare.
VIDEO FONTE TELE NAPOLI NOSTRA.